Intervista a G.H. per principianti

Questa è la versione originale dell’intervista, pubblicata nel 2014. I colori vivaci e i commenti avevano lo scopo di essere sfacciatamente leggibile e fruibile anche a chi si avvicinasse all’argomento per la prima volta.


Questa è la terza e probabilmente la più rappresentativa delle interviste fatte ai produttori dei metodi alternativi.

Geraldine Hamilton è la figura chiave e meglio rappresentante di quello che è, forse, il più ambizioso ed importante progetto mondiale in questo settore all’avanguardia. La chiacchierata con la dottoressa Hamilton si è svolta con familiarità e onestà da entrambe le parti. Lo scopo di dimostrare che l’estremismo complottario non ha basi concrete non è stato celato.

“Prima di tutto mi sono chiesto che cosa ci fosse di vero nelle accuse degli anti SA: “ricercatori e case farmaceutiche contro i metodi alternativi per convenienza, metodi alternativi efficaci ma tenuti nascosti dei governi cattivi, interessi contro la validazione ecc. ecc.”
Non mi sono mai rivolto alle case farmaceutiche perché sono interessate economicamente e, se fosse vera la tesi degli animalisti, mentirebbero anche a me.
Mi sono rivolto ai ricercatori perché loro hanno interessi che coinvolgono la scienza, il prestigio, il riconoscimento ecc., e tutto questo entra in conflitto con il supportare falsità e menzogne. Tutti questi ricercatori hanno sempre smentito le accuse animaliste.
A questo punto mi sono detto che dovevo parlare direttamente con la controparte; naturalmente, per controparte, non intendo gli animalisti, perché la loro confusione è già evidente nelle loro dichiarazioni. L’unica parte che si può prendere  in considerazione è quella parte che non produce parole ma che produce fatti, fatti concreti, che si traducono in veri metodi alternativi.
Il produttore dei metodi alternativi è l’unico attore che non può essere smentito dagli animalisti, e in special modo non può essere smentito il loro scienziato di riferimento principale, quello di cui loro parlano sempre per dimostrare che le alternative esistono.”

Gianpaolo Selva

Questo scienziato è Geraldine Hamilton, di cui si parla in fondo a questa pagina.

(In rosso e tra parentesi ci sono le note del redattore)

Q:  Dottoressa Hamilton, può confermare che lo sviluppo dei metodi alternativi è di interesse prioritario per le case farmaceutiche e per il mondo politico e scientifico?

 A: (Industria, governo e ricercatori) sono molto interessati,  sono molto motivati a trovare alternative in vitro. Loro non usano gli animali perché vogliono, usano gli animali perché devono, perché non hanno alternative in vitro, loro sono molto motivati a trovare dei metodi più predittivi, perché è nel loro massimo interesse se ci riescono, in quanto arrivano prima alla fase clinica e in modo più economico. 
Quindi ci danno molto supporto perché è tutto nel loro interesse, e non soltanto l’industria farmaceutica ma anche quella cosmetica e agroalimentare.
Anche dove gli animali danno dei buoni risultati, riproducibili sull’uomo, loro sono interessati a sostituire gli animali con i metodi in vitro, anche per motivi etici.

(Anche nei laboratori delle case farmaceutiche i ricercatori preferiscono evitare di far soffrire gli animali.
Il ricercatore sadico abita solo nella mente del fanatico ignorante.)

Q: Lei pensa che ci siano dei poteri occulti o  “cattivi”, che cercano di rallentare le vostre ricerche, o  magari anche solo troppa burocrazia? (l’idea dei complotti è diffusa tra almeno un terzo degli italiani).

 A: No, in realtà è proprio l’opposto, l’industria e le agenzie governative ci stanno molto aiutando, i nostri fondi arrivano dall’industria, dal governo, e dalle agenzie di regolamentazione, da tutte tre queste realtà non riceviamo un forte supporto.

(Questa e la prossima sono, in sé, domande demenziali, ma vista la diffusione demenziale del fascino della teoria del complotto, è meglio mettere nero su bianco.)

Q: La necessità di validazione dipende da ostacoli posti da un cattivo governo o dai soliti poteri occulti o perché esiste una reale necessità scientifica?

A:  No, è la scienza che spinge per una validazione.

(Lo “traduco” per i più timidi: “i metodi alternativi non vengono ostacolati da nessuno, i lunghi tempi derivano dalla necessità di verificare il loro corretto funzionamento”. È ancora difficile da capire o è chiaro che in relazione a questo argomento i complotti non esistono?)

Q: E lei concorda con i metodi di validazione?

A: Assolutamente sì, […] l’esigenza primaria è quella di una validazione scientifica.

Q: Lei sarebbe d’accordo a bloccare la sperimentazione animale  e quindi  la ricerca delle cure,  in modo da deviare tutti i fondi per la ricerca dei metodi alternativi?

A: Non capisco la domanda. (la perplessità non può essere riprodotta a parole, ma durante la conversazione si è presentata come una vera e propria chicca, perché alla dottoressa Hamilton è parsa una domanda così insensata che non poteva essere vera).

Q; In Italia ci sono delle associazioni animaliste che dicono chiaramente che non bisogna più sostenere e dare fondi ad organizzazioni come Telethon, ma bisogna deviare le donazioni a loro perché salvano gli animali e sostengono i metodi alternativi. (Questa è la richiesta/proposta di Massimo Tettamanti, che non nega il proprio interesse a raccogliere i fondi che gli italiani destinano alla ricerca).

A: Il problema è che noi non abbiamo ancora tutte le informazioni che ci servono. La sperimentazione animale serve anche a noi per verificare i metodi in vitro, anche per lo sviluppo dei metodi alternativi è indispensabile testare sugli animali, questo permetterà lo sviluppo delle metodologie che possono poi essere applicate all’uomo utilizzando cellule e tessuti prelevati direttamente dall’uomo stesso. Siccome non è etico sacrificare gli umani, si utilizzano gli animali per lo sviluppo di queste metodiche.

(Siccome è impossibile che gente come Tettamanti, la Kuan e le associazioni che rappresentano, non sappiano anche loro le cose che la dottoressa Hamilton spiega [servirebbero un’ignoranza o una stupidità incompatibili con le posizioni che ricoprono], l’unica spiegazione che mi sovviene è che mentano in modo consapevole. Magari è un mio limite o magari è una loro mancanza di onestà, d’altronde, chi dice una cosa non vera e poi chiede dei soldi, è sempre stato sospettato. Perché non loro ?).

Q: da quello che comprendo questo sistema Human on Chip dovrebbe lavorare insieme con la sperimentazione animale…

A: Assolutamente sì! Anche prima che possiamo usarlo al posto della sperimentazione animale, noi possiamo utilizzarlo insieme con la sperimentazione animale. A questo proposito Donald Ingber (l’ideatore del progetto) è stato insignito nel 2013, del prestigioso premio  NC3Rs (UK’s National Centre for the Replacement, Refinement and Reduction of Animals in Research).
Se (o fino a quando) noi non riusciremo a rimpiazzare definitivamente tutti modelli animali sono convinta che riusciremo a ridurne il numero e a raffinare (le tecniche utilizzate su di loro) 

(Quindi è assolutamente evidente che anche chi progetta e realizza i metodi alternativi è consapevole dell’impossibilità di sostituire la SA per un tempo ancora indefinito. Al contrario, hanno bisogno degli animali per sviluppare e produrre le alternative agli animali stessi. La differenza sta nel fatto che man mano che si sviluppano i nuovi metodi, la parte degli animali sarà sempre meno estesa e meno dannosa per loro). 

*vedi in basso per un esempio pratico* (1)

Q: Di quali tempistiche stiamo parlando, per lo sviluppo di questi sistemi (human on a chip)?

A: Penso che nei prossimi anni cominceremo a vedere alcuni di questi modelli validati, e a quel punto si potrà vedere un importante impatto nella riduzione e nella raffinazione dell’uso degli animali.
Anche se e dove le informazioni che derivano dalla sperimentazione animale sono buone, vedremo un grande miglioramento con l’utilizzo dello Human on Chip. (2) 

(Questo significa che la realtà scientifica dei metodi alternativi, benché importante e indispensabile, non si sposa con la fantasia animalista di un mondo idilliaco dove esiste l’uomo in provetta su cui fanno le sperimentazioni per le cure. La guerra alla SA è totalmente inutile e fuorviante, e chi ama gli animali dovrebbe indirizzare le proprie energie verso cause di amore verso gli animali stessi invece che nutrirsi di fantasie e vomitare odio verso chi fa ricerca con gli animali. Quello che serve è appoggiare la ricerca in tutte le sue forme perché la scienza è sempre in movimento e sicuramente non può essere aiutata da chi crede di avere più risposte che domande).


30 dic. 2014

(1)

Aggiungiamo una spiegazione più tecnica, sempre di Geraldine Hamilton, su come gli animali saranno a lungo indispensabili anche con lo sviluppo (e per lo sviluppo) dello Human on  Chip.

Supponiamo di voler mettere a punto un sistema HoC (Human on Chip) per testare delle terapie che affrontano i danni da radiazione (esempio valido anche per la medicina personalizzata). Per prima cosa ci servono i dati, e questi non esistono tra gli umani, perché ogni incidente causa una diversa esposizione in soggetti diversi con una risposta diversa dell’organismo.
(L’ipotesi di irraggiare 6 gemelli identici è stata dismessa dopo il maggio del 1945, per cui confido che i sostenitori dell’uso dei carcerati come cavie da laboratorio eviteranno di esternare il proprio malessere.)
Per raccogliere le informazioni necessarie useremo quindi dei topi che condividono lo stesso DNA e li irraggeremo allo stesso modo in diversi gruppi con diverse dosi. Cercheremo quindi di curarli con le terapie da testare.
Allo stesso tempo, useremo parte dei tessuti di questi stessi topi per preparare i prototipi HoC fino ad ottenere gli stessi risultati sia in vivo che sui chip.

A questo punto potremo usare i tessuti umani prelevati da un paziente umano reale, per sostituire quelli murini presenti nello HoC, e utilizzando il sistema on Chip potremo testare le risposte a diversi trattamenti, scegliendo il migliore e applicandolo al paziente finale con una buona aspettativa di predittività.


(2)

Non parliamo solo di tossicologia, ma parliamo di una miriade di industrie, non solo farmaceutiche ma cosmetiche, chimiche, contromisure per malattie pandemiche e radiologiche (ebola, influenza, incidenti nucleari e bombe sporche), determinazione del rischio, comprensione dei meccanismi delle malattie, valutazioni di efficacia, medicina personalizzata.

Ci servono modelli alternativi, i modelli animali non sono sempre predittivi, a volte lo sono e a volte no.

Ancora per un lungo tempo, finché non si potrà dimostrare che i chip possono predire correttamente , avremo bisogno dei modelli animali per motivi regolamentari, ma si possono usare per selezionare i composti da testare in modo da ridurne il numero per i test preclinici e clinici. (Cosa che sta già avvenendo, con gli strumenti disponibili, nei laboratori di ricerca).


Geraldine Hamilton, pioniera dei sistemi biologici di ricerca di rilevanza umana, dopo il dottorato in biologia / tossicologia ha intrapreso la carriera imprenditoriale nel mondo dei metodi alternativi, e dopo i suoi successi con l’azienda co-fondata da lei CellzDirect, è diventata  la punta di diamante del progetto Human on a Chip del Wyss institute di Harvard, Boston.

http://www.ted.com/speakers/geraldine_hamilton

Questa la sua presentazione del sistema che stanno sviluppando (è corredato di trascrizione in italiano Interactive transcript):

http://www.ted.com/talks/geraldine_hamilton_body_parts_on_a_chip

Un divertente aggiornamento dopo i primi 100 giorni dall’intervista.

Un divertente aggiornamento dopo due anni dall’intervista.